IL MASSAGGIO NEONATALE

IL MASSAGGIO NEONATALE

“Il massaggio è una danza d’amore in cui il genitore e il bambino si conoscono e si sintonizzano attraverso il contatto”

Nei primi mesi di vita e in tutto l’arco del loro sviluppo, i piccoli hanno bisogno di sperimentare diversi modi di stare in relazione e sentirsi sicuri. Il massaggio è uno di questi, attraverso il canale del contatto di morbide carezze viene donata cura e contenimento.

Il massaggio può essere essenziale per rilassarsi insieme, per dedicarsi un attimo di intimità nella frenetica routine quotidiana, per calmare i piccoli durante le “scariche” di pianto serale; può far parte della routine della nanna, di una ritualità che li protegga e sia per loro fonte di sicurezza e benessere.

Uno degli obiettivi principali del massaggio al neonato è il sostegno del benessere della relazione, che si rinnova rafforzando il legame di contatto tra la coppia genitoriale e il proprio piccolo.

Proprio per questo ritagliarsi dei momenti in cui praticare il massaggio in tre può essere intimo e piacevole.

Si consiglia anche ai papà di praticare il massaggio, può essere un modo per conoscersi, osservarsi, esplorarsi “pelle a pelle”; un sostegno alla relazione che piano piano si crea e si consolida. Guardarsi negli occhi e scambiarsi amore è alla base della pratica ed è lì che si pongono le basi per la relazione di attaccamento che verrà a crearsi.

Ci sono varie tecniche che si possono utilizzare per massaggiare i neonati, io ve ne descriverò due in particolare:

Il Massaggio Shantala e il Massaggio Bioenergetico Dolce di Eva Raich.

Il massaggio Shantala ha origini indiane, in particolare nella regione del Kerala, nell’India del sud. E’ legato a tradizioni Ayurvediche e prevede l’utilizzo di olio: di sesamo, di calendula, di cocco o di mandorle dolci, per idratare la pelle e favorire le carezze.

E’ un massaggio energico ma dolcissimo, le mani della mamma scivolano sulla pelle del piccolo con amore, aiutate dalla morbidezza dell’olio. E’ un massaggio che mira alla stimolazione della muscolatura attraverso la manipolazione.

Il massaggio bioenergetico dolce ad ali di farfalla ha invece origine in America e viene utilizzato nelle cliniche di Terapia Intensiva Neonatale con i bambini nati prematuri. Sono state condotte numerosissime ricerche che attestano quanto il contatto dolce possa essere fondamentale a livello emotivo e fisiologico, rinforzando il sistema immunitario.

Il massaggio di Eva Raich sfrutta il principio del minimo stimolo: il contatto è dolce e leggero e le reazioni di rilassamento muscolare sono molto intense, non agisce sui muscoli ma sulla pelle provocando una sensazione gradevole di distensione e di calore.

E’ anche chiamato “ad ali di farfalla”, proprio per mettere in evidenza l’importanza del contatto dolce e “delicato come una carezza”, attraverso il quale si ristabilisce l’onda di piacere nel bambino e nel genitore che lo massaggia.

L’integrazione di queste due tecniche permette di poter sperimentare diverse metodologie di tocco dolce, potendo costruire un proprio modo in base alle sensazioni provate nella relazione di contatto.

Ricordiamoci però che gli ingredienti fondamentali per poter rendere questi momenti ricchi e  piacevoli sono:

  1. Creare situazioni in cui i genitori che massaggiano siano sereni, in un ambiente sostenente e rilassato
  2. Cercare di rilassarsi insieme, i piccoli sono molto sensibili e ricettivi, se prima di tutto ci rilassiamo nel donare il massaggio, i piccoli di conseguenza lo sentiranno
  3. Dedicare anche solo 10 minuti al rituale del massaggio ma farlo con Presenza
  4. Non è importante come massaggiamo, ma come ci sentiamo mentre lo facciamo, per cui non preoccupatevi delle tecniche, fatevi guidare dal cuore.

Essere cullati, accarezzati, massaggiati, toccati, sono tutti nutrimenti indispensabili ai bambini come le vitamine, le proteine e i sali minerali. Dott. Frederick Leboyer

Riti, Ritmi e Coccole

Riti, Ritmi e Coccole

 

RITMI CHE PROTEGGONO

 

 

L’importanza delle ritualità per i bambini, dai primi mesi, per tutto l’arco dello sviluppo.

Uno degli ingredienti fondamentali per accompagnare i piccoli nella loro crescita è la presenza di una routine quotidiana scandita da ritmi e rituali.

I piccoli hanno bisogno di cadenze, di ritmi ben precisi e regolarità, ce li richiedono fisiologicamente fin dai primi attimi della loro vita; semplici gesti, che nella loro continuità e prevedibilità sono fonte di sicurezza e benessere.

La ritmicità è una successione di eventi che si ripetono con regolarità, secondo una precisa organizzazione temporale. Se pensiamo alla nostra natura, al nostro corpo, siamo governati da ritmi: il battito del cuore, la pressione sanguigna, la respirazione. Ritmicità nelle quali nasciamo e con le quali siamo in contatto fin dalla vita prenatale e che nel profondo tendono a rassicurarci per tutta la vita.

Nell’arco della crescita i piccoli piano piano si autonomizzano. E’ un lento e graduale processo di separazione e individuazione* (Il processo di separazione individuazione fu descritto dalla psicoanalista Margaret Mahler come un insieme di 4 stadi attraverso i quali il neonato si autonomizza, riconoscendosi come individuo altro dalla madre).

Piano piano crescono e acquisiscono competenze a livello motorio, emotivo e relazionale.

Durante queste fasi i piccoli sono scissi tra sentimenti di curiosità e timore per ciò che sta al di fuori del nido familiare, ma è proprio attraverso la mamma, il papà, le persone amate, la casa conosciuta e le routine della giornata che potranno crescere ed esplorare il mondo.

Questi punti di riferimento danno forza e sicurezza, permettendo loro di esplorare l’ambiente e poter tornare al “nido” quando ne hanno l’esigenza.

Un “nido” formato non solo da mamma e papà ma anche dall’ambiente circostante, fatto di amore e ritmi.

Nelle popolazioni primitive i rituali servivano a propiziarsi o ad allontanare gli spiriti maligni, a placare fenomeni naturali incontrollabili che generavano terribili paure. Per i bambini hanno lo stesso potere magico, la ripetizione della stessa routine da sicurezza, elimina l’ansia e favorisce la prefigurazione di quanto deve accadere (Lainardo, 2008).

Le abitudini e i piccoli gesti quotidiani sono uno dei più grandi doni che si possono fare ad un bambino.

Nei momenti di difficoltà daranno sicurezza, aiutano a padroneggiare la realtà, scandiscono la giornata e proteggono dalle paure. Il piccoli costruiscono la loro identità attraverso esperienze che caratterizzano il loro spazio comunicativo. Le attività rituali, in questo senso, sono fondamentali anche per lo sviluppo emozionale cognitivo.

Diamo tempo ai nostri bimbi, rallentiamo con loro, partiamo dalle piccole cose, faremo un regalo anche a noi stessi.

Per saperne di più potete cliccare qui: “i cinque riti che fanno bene al cuore dei piccoli”.

C

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Gli anni dell’adolescenza sono un momento di grandi potenzialità e capacità costruttive, in cui “l’intensità emotiva” si amplifica, nelle gioie (donando vitalità alle esperienze) e nei dolori (facendo emergere spesso vulnerabilità ai giudizi, crisi identitarie e senso di disorientamento) (Siegel, 2014).

 

Tredici è una serie tv prodotta da Netflix, una combinazione tra il thriller e il melodramma adolescenziale in cui si racconta la vita di un gruppo di ragazzi e in particolare di Hannah Baker, studentessa al terzo anno di un liceo di periferia americano. Hannah, dopo una serie di eventi traumatici, decide di togliersi la vita e di registrare 13 audiocassette destinate a 13 persone diverse tra cui compagni di classe, amici e personale scolastico, spiegando i motivi che l’hanno indotta a quel gesto estremo. La serie tv, adattata dall’omonimo romanzo di Jay Asher, intende raggiungere il pubblico adolescente per sensibilizzarlo riguardo a temi specifici legati al bullismo, alla violenza fisica e psicologica e all’indifferenza degli adulti rispetto a queste problematiche. La prima stagione è andata in onda su Netflix da marzo 2017 e il 18 maggio 2018 è uscita la seconda stagione.

La serie ha riscontrato un diffuso interesse mediatico, tanto che diverse scuole e associazioni di psicologi e psicoterapeuti hanno messo in evidenza quanto sia rischioso trattare temi così delicati in una serie tv destinata ad un pubblico adolescente, senza adeguati strumenti interpretativi.

I temi affrontati comprendono una vasta serie di atteggiamenti ed eventi come la violenza, il bullismo, l’esclusione e la mancanza di sostegno umano e sociale. Il tutto in una fase della vita straordinaria, ma allo stesso tempo fonte di disorientamento e confusione, quale è l’adolescenza.

Dopo aver guardato la prima stagione della serie tv e l’episodio di chiusura in cui gli attori, intervistati, forniscono al pubblico spunti di approfondimento, mi sono posta una serie di domande cui ho cercato di rispondere basandomi sulle sensazioni provate durante la visione. Inizialmente i pensieri sono stati controversi; l’obiettivo dei produttori di aiutare i ragazzi ad affrontare le difficoltà destabilizzanti dell’adolescenza, non mi ha convinta del tutto. Mi sono chiesta quanto un adolescente possa essere esposto emotivamente assistendo a scene così forti che ritraggono contesti a lui così vicini. D’altro canto penso che le questioni sollevate siano centrali nella vita dei ragazzi di oggi e che debbano essere necessariamente prese in considerazione e dibattute.

Alcuni esperti ritengono che la serie possa “romanticizzare il suicidio e non incoraggiare gli adolescenti a chiedere aiuto a familiari, educatori o psicologi”. Inoltre, sono presenti parti crude e di forte impatto scenico, difficili da rielaborare, specialmente se a vederle sono ragazzi che hanno vissuto in prima persona queste esperienze.

Mi sono quindi chiesta: “Come potrebbero reagire i giovani ragazzi? Potrebbero vedere in queste soluzioni estreme un modo per porre fine ad un disagio insostenibile? Come possiamo aiutarli a capire che non sono soli e che ci sono delle vie d’uscita alternative?”

Ho cercato di dare delle risposte a queste domande, e le opinioni che mi sento di esprimere sono molteplici: prima di tutto ritengo che i genitori debbano essere consapevoli dei contenuti di questi programmi. Anni fa le serie tv venivano trasmesse una sera a settimana su canali televisivi nazionali ed erano visibili a tutta la famiglia, adesso è possibile accedere attraverso ogni tipo di dispositivo, e per questo consiglio ai genitori di essere curiosi ed esplorare i nuovi mondi a cui i ragazzi hanno accesso. Come giustamente dice Mike Hale in un articolo pubblicato dal New York Times, solo essendo al corrente che i ragazzi possono venire a contatto con scene “sorprendentemente limpide” di violenza e di suicidio i genitori potranno capire come meglio sostenerli ed accompagnarli.

Non penso che “Tredici”, come altre serie tv, debbano essere demonizzate, ma penso che ogni famiglia, scuola o ente educativo debba aprire spazi di discussione e approfondimento su questi temi, eventualmente guardando insieme alcune parti cruciali delle puntate proposte, analizzando i contenuti con i ragazzi e prendendosi del tempo per ascoltarli.

Tutti gli adolescenti che vedono queste serie avranno bisogno di adulti che li aiutino a rielaborarla e ad articolare le proprie percezioni durante la visione di contenuti così controversi.

Per questo penso che l’uscita di “Tredici” possa essere un utile pretesto per incoraggiare i genitori ad ascoltare i ragazzi, ad offrire loro delle possibilità di dialogo, in un clima non giudicante ed accogliente, sfruttando la possibilità di confronto attraverso nuovi canali, come serie tv, canzoni ed eventi di attualità, prendendo seriamente le loro preoccupazioni ed essendo disposti ad offrire loro un sostegno.

Consiglio quindi di documentarsi sul mondo che circonda i ragazzi, leggere articoli o guardare qualche episodio, per farsi un’idea dei contenuti presentati.

In concomitanza dell’uscita della seconda stagione è stato creato un sito internet che vi consiglio di visitare: www.13reasonswhy.info. Sono presenti i riferimenti di associazioni, del telefono azzurro e del sito di “educazione civica digitale”, supportati da video che in pochi minuti cercano di affrontare e spiegare i temi toccati dalla serie e di maggior impatto per i giovani e inoltre, la National Association of School Psychologist di Bethesda, Maryland, ha pubblicato delle linee guida molto complete, per una completa visione potete cliccare qui .

Il ruolo educativo di genitori ed insegnanti sarà fondamentale se agito nella prospettiva di trasformare le difficoltà, i cambiamenti e le sfide a cui si trovano a far fronte i ragazzi in punti di forza a cui attingere per affrontare il loro viaggio nel mondo.

 

Cecilia Allasina

 

 

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Lunedì 8 gennaio vi aspettiamo per un appuntamento pomeridiano di Ritrovarsi Mamme.
Con la Dott.ssa Alessandra Grigioni-Biologa Nutrizionista parleremo di svezzamento e
dell’importanza di una corretta alimentazione nella prima infanzia.
 
Durante l’incontro verranno forniti consigli, ricette e indicazioni su come affrontare al meglio questo
delicato periodo della vita dei piccoli e delle loro famiglie.
 
per info e iscrizioni: 🍑 ritrovarsigenitori@gmail.com o 🍆 3479208673

STORYTELLING KIT

STORYTELLING KIT

Storytelling Kit è un workshop pensato per tutti coloro che vivono o lavorano con i bambini.

E’ un percorso che ci permetterà di scoprire ( o ri-scoprire ) nuovi modi e nuovi mondi per comunicare, comprendere e giocare con loro.

Il punto di partenza è semplice: tutti noi siamo stati bambini!

A condurre il laboratorio ci saranno tre Psicologhe esperte di tecniche espressive e narrative:

Attraverso diverse esperienze entreremo in contatto con il bambino che è ancora in noi costruendo un vero e proprio Kit che potrà essere utilizzato durante il nostro lavoro o la nostra vita quotidiana.

DOMENICA 3 APRILE alle ore 11.00 presso Portmanteau, via Brindisi 10, Torino

 

Il workshop sarà condotto da tre psicologhe che si occupano di tecniche espressive:

Cecilia Allasina e Tanja Di Piano – Issaò

Valentina Mossa – Psicologia e Storytelling

Per maggiori informazioni ed iscrizioni potete contattarci a :

cecilia.allasina@gmail.com / tanja.dipiano@gmail.com / valentina_mossa@virgilio.it

 

Il Workshop è stato realizzato per la terza edizione del Festival della Psicologia che si terrà a Torino dal 7 al 9 aprile ad un costo promozionale di 20€